mercoledì 19 gennaio 2011

CAPIRE IL CINEMA (ALMENO IL TITOLO)

L'altra sera sono andato al cinema a vedere "Hereafter" di Clint Eastwood. Ancora una volta mi sono posto la solita domanda: quante persone, tra quelle presenti in sala, sanno cosa significa il titolo del film? "Hereafter" non è certo una parola comune, anche per chi mastica l'inglese. Ma questo è un problema che la distribuzione italiana ha smesso di porsi da anni. Non so in quanti se ne preoccupino, personalmente mi fa imbestialire. Basta scorrere i titoli dei film usciti nel nostro paese negli ultimi tempi per verificare che il numero di quelli lasciati col titolo originale americano è altissimo: Inception, Somewhere, Bright Star, Skyline, Nowhere Boy, Step up, Jackass, We want sex... E nella quasi totalità dei casi, non sono accompagnati da un sottotitolo che ne traduca il significato, dando quasi per scontato che il pubblico ne sia a conoscenza o, evidentemente, non gli interessi. Una questione paradossale se consideriamo che i film conservano il titolo inglese ma vengono interamente doppiati. Si raggiungono poi vertici di surrealismo quando i titoli originali vengono sostituiti con altri, posticci, sempre in inglese: "The story of us" è ora nelle nostre sale ribattezzato (a cazzo di cane): "American life". Non è l'unico caso: "We want sex" sostituisce l'originale "Made in Daghenam", e potrei continuare con altri esempi.

Mi chiedo: nel caso di Eastwood, che cos'ha che non va un titolo diretto ed evocativo come "L'aldilà"? O davvero "American life" è preferibile al romantico "La storia di noi due"? Che senso ha questa americanizzazione forzata?

Oltre al gusto, c'è anche una pratica questione di comprensibilità. Sono pronto a scommettere che quasi nessuno degli spettatori italiani dell'ultimo 007 abbia la più vaga idea di cosa diavolo significhi "Quantum of solace". Io per primo lo ignoro, sebbene in inglese me la cavi benino. Ma la questione è: perché dovrebbe spettare a me preoccuparmi di tradurre un titolo di un film che pago per vedere?

La cosa mi infastidisce particolarmente con i film per bambini. Perché un bambino italiano dovrebbe crescere pensando che gli eroi delle favole si chiamano Aladdin o Rapunzel e non Aladino e Raperonzolo? Troverei accettabile al limite se fossero portati a conoscere questi personaggi coi loro nomi originali. Ciò che trovo immorale in questo spostamento è che invece li conoscono col nome trasmesso dal mercato americano.

Infatti questo trattamento, è riservato solo ai prodotti made in USA. I film francesi, spagnoli, tedeschi, vengono tutti ribattezzati in italiano.

La distribuzione italiana spesso annulla anche ogni riferimento letterario, per quanto storico e radicato possa essere. L'anno scorso il film Disney ispirato al classico "Racconto di Natale" di Dickens è uscito da noi come "A Christmas carol", azzerando dunque oltre un secolo di onorata presenza in libreria. Idem come sopra per "Alice in wonderland" di Tim Burton.

Voglio chiarire altre due cose: in primo luogo, non sono affatto contrario all'uso dell'inglese in sé. Se il film è tratto da una famosa canzone, da un videogioco, da un evento già noto col suo nome orginale, è comprensibile che lo conservi. Secondariamente, è un bene che ci siamo lasciati alle spalle le terrificanti traduzioni creative degli anni '70 e primi '80, quando "Domicile coniugale" di Francois Truffaut veniva distribuito da noi con l'imbarazzante "Non drammatizziamo, è solo questione di corna" o "Entre tineblas" di Almodovar diventava "L'indiscreto fascino del peccato". Questi sono obbrobbri che vanno dimenticati. Io sto solo parlando di sensate, fedeli, se possibile evocative, traduzioni letterali.

Sarà che sono uno scrittore, e con la lingua italiana ci lavoro. Sarà che la lingua italiana mi sembra bellissima e in questo modo la stiamo svilendo insensatamente. Sarà dunque un punto di vista strettamente personale. Però mi sembra anche che sia in Italia che stiamo vivendo, non nell'Ohio.

9 commenti:

thomas ha detto...

ma american life non si chiamava away we go? impazzirò con tutti questi titoli...

���������� ha detto...

In certi casi è preferibile il titolo originale piuttosto che le storpiature del tipo Eternal Sunshine of the Spotless Mind che diventa "se mi lasci ti cancello". Ancora ho i brividi al pensiero, e tu?

Unknown ha detto...

Ma come ha detto Matteo, questi sono obbrobbri che vanno dimenticati. Lui sta parlando di sensate, fedeli, se possibile evocative, traduzioni letterali. Ovviamente Se Mi Lasci Ti Cancello non lo è.

:)

Macsi ha detto...

Però "L'indiscreto fascino del peccato" è una scelta che mi è piaciuta più che se avessero tradotto letteralmente "Tra le tenebre" che poteva confondersi con "Tenebrae" di Argento in sala più o meno nello stesso periodo.

Nadia ha detto...

@ sì, Thomas: nel caso di American Life è stata una storpiatura al quadrato: qual è il senso di sostituire un (bel) titolo americano con un (brutto) titolo americano?

andrea ha detto...

007 quantum of solace: vuol dire "un po' di sollievo"

mentre per American Life ci sono molte scuole di pensiero su questa invenzione Fantasiosa, alcuni credono sia un chiaro gancio al lavoro del regista Sean Mendes, anche regista di American Beauty..una mossa commerciale per richiamare attenzione... ciao

Zazie ha detto...

Confermo che il titolo originale del film di Sam Mendes è AWAY WE GO. L'American Life chissà dove l'hanno recuperato, i distributori italiani.

Andrea ha detto...

Condivido. A tal proposito c'è un gruppo di fb che credo ti piacerà: http://www.facebook.com/#!/group.php?gid=33276907910

Fra ha detto...

Mi inchino!
Perché io con la lingua italiana ci vorrei lavorare, ma il mio ex relatore mi disse:"Cambi idea, signorina, cambi idea...", convincendomi ancora di più che la nostra meravigliosa lingua è da difendere e non da martoriare... come purtroppo stiamo facendo...
Ciau,
F.