martedì 6 ottobre 2015

LA PAROLA AI LIBRAI: 11 - EMILIANO LONGOBARDI (SASSARI)


Cosa ti ha spinto ad aprire una libreria?
Ci lavoro ininterrottamente dal 1991, ma in realtà la mia libreria è stata aperta da altri e io ho iniziato a lavorarci come commesso stagionale durante lo scolastico, l'anno stesso in cui mi sono diplomato. Ci lavorava come dipendente anche mia mamma e due anni dopo la prese in gestione mio padre. Prima che mio padre morisse la gestione è passata a me e ho acquistato definitivamente l'attività nel 2005. 

Come pensi sia cambiato il lavoro del libraio negli ultimi 10 anni?
In maniera radicale. Dieci anni fa lo spauracchio erano le grandi superfici e l'incapacità/miopia dei librai riguardo le strategie da adottare per far fronte alle criticità del settore, oltre alla colpevole refrattarietà a ragionare in termini di categoria. Oggi sono le grandi superfici e i grandi store online, oltre al forse tardivo tentativo di ragionare in termini di categoria per affrontare le criticità del settore. Per fortuna, in Sardegna e a Sassari in particolare, abbiamo cominciato a muoverci un po' prima e gli sforzi - per quanto ancora un po' sproporzionati - stanno cominciando a dare qualche buono e ottimo risultato. Mi riferisco in particolare alla collaborazione fattiva che si è instaurata fra quasi tutti i colleghi della mia città, alla volontà concreta di operare su scala regionale con LiSa - Librai Sardi in rete, la prima rete culturale a livello nazionale, ma anche alla positiva esperienza di collaborazione con Lìberos, che riunisce tutti gli attori della filiera del libro (e non solo) e a tutte le forme più o meno strutturate di condivisione di un percorso.

So che è impossibile, ma se dovessi identificare un tuo cliente standard più o meno come lo descriveresti?
L'unica caratteristica standard è l'età mediamente molto giovane. E questo non per smarcarmi dall'incombenza di rispondere, ma perché un esercizio aperto al pubblico - di fatto - non seleziona (né dovrebbe) la propria clientela. Mi piacerebbe che entrasse in libreria solo un certo tipo di cliente? A volte sì, ma poi mi rendo conto che è una cazzata che nasconde goffamente il desiderio inconscio e scemo di lavorare il meno possibile: clienti che sanno quello che vogliono o che accettano qualsiasi consiglio, senza problemi economici, disposti ad aspettare senza problemi se il libro è da ordinare e che non acquistano su Amazon. 

Qual è la soddisfazione maggiore che ti da il tuo lavoro?
Anni fa veniva in libreria un ragazzino ai primi anni delle superiori. Com'era giusto per la sua età, leggeva fumetti parecchio disimpegnati, molti dei quali obiettivamente di cacca. Col tempo, ho provato a suggerirgli dei fumetti in alternativa senza voler stravolgere i suoi gusti, ma solo accompagnarli. Piano piano ho poi provato a proporgli qualche eccezione anche drastica. A volte i miei suggerimenti andavano a buon fine, altre volte - per fortuna pochissime - no. Nel volgere di un paio d'anni le sue letture si sono - con suo piacere - modificate enormemente e per me già quella è stata una bella soddisfazione, ma quando qualche anno dopo che ci eravamo persi di vista - nel frattempo si era trasferito a studiare a Milano - è tornato a farmi visita e mi ha confessato "tu mi hai cambiato la vita"... beh, ti lascio immaginare lo smarrimento e scombussolamento emotivo che può avermi regalato una consapevolezza del genere. Immagino che questo possa contribuire a rispondere alla tua domanda :)

Cos’è che ti fa davvero cascare le braccia?
L'ottusità, la non disponibilità ad ascoltare in combo con la propensione a sovrastare l'altro. E no, non mi sto riferendo ad atteggiamenti genericamente umani, ma alla loro declinazione nel mio ambiente lavorativo e che possono animare tanto chi ho davanti dall'altra parte del bancone quanto chi - come me - fa parte della filiera del libro, siano essi rappresentanti, distributori, editori o - in alcuni casi - anche autori.

La cosa più assurda che ti ha chiesto un cliente?
In quasi venticinque anni dietro al bancone le richieste assurde riempirebbero tomi su tomi. Evito per principio di sottolineare strafalcioni perché non amo l'ironia sull'ignoranza, ma - riallacciandomi in parte alla domanda precedente - trovo letteralmente assurdo dover risolvere problemi che non ho causato io, mi impermalosisce e incarognisce non poco, soprattutto quando dall'altra parte riscontro il totale disinteresse a comprendere la questione. Mi riferisco in particolare a quando un insegnante, pur non potendolo fare, a settembre cambia l'adozione del testo scolastico e - di fatto - mette cliente e libraio uno contro l'altro, quando invece il danno - oltre che un illecito - l'ha commesso lui. 

Il ricordo più bello della tua esperienza da libraio?
Il primo giorno in libreria, il primo giorno in cui mi sono sentito un libraio (dopo essermi sentito per lungo tempo solo uno che lavorava in libreria), il giorno della prima presentazione, ogni giorno in cui qualcuno torna perché si fida di ciò che consiglio - siano romanzi o fumetti - a prescindere dal fatto che quel romanzo o fumetto gli sia piaciuto. E tanti altri che tengo fuori soprattutto per pudore.

Pensi che la presenza della tua libreria apporti un miglioramento al tuo quartiere/ alla tua città? Perché?
Sì. Perché sono convinto che - pur commettendo ogni giorno errori in discreta quantità - so fare il mio lavoro e il mio lavoro - per come lo intendo io - serve non solo a sostentarmi, ma anche a migliorare il mio quartiere e la mia città.

Cosa può dare in più una libreria indipendente che i negozi delle grandi catene non possono dare?
Libreria indipendente e libreria di catena sono categorie commerciali, ma ciò che determina l'anima di quelle categoria è chi ci lavora, il libraio. Il libraio che sa fare il proprio mestiere dà in più a prescindere, non solo a se stesso, non solo alla propria attività, ma anche al contesto sociale e culturale in cui vive e si muove.

Ti capita di contribuire, nel tuo piccolo, al successo di qualche libro?
Successo non lo so, ma esistenza di buoni libri e buona diffusione degli stessi sì. Più di uno scrittore mi manda in manoscritto i propri lavori ed è sempre una straordinaria soddisfazione riscontrare l'utilità che possono avere le mie osservazioni e i miei suggerimenti, a prescindere dal fatto che siano recepiti. Così come è una grande soddisfazione individuare le tante vie che un libro può imboccare una volta che viene suggerito e consigliato a un cliente, avere la riprova che il passaparola continua a essere il modo più bello di far vivere un libro: una delle esperienze più solitarie e individuali che una persona possa vivere, la lettura, si fa socialità, rete, esperienza condivisa.

Cosa ti spinge ad andare avanti in questa attività?
Fare il libraio è ciò che ho scoperto essere ciò che voglio fare davvero insieme a scrivere fumetti, è ciò che ho imparato a fare e che vorrei continuare a imparare a fare soprattutto in un momento in cui pare che possa essere inutile farlo.


Libreria Azuni
Viale Mancini, 15 

Sassari

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